Libri

I libri che mi hanno segnato

DELLA TIRRANIDE

Il frutto dunque delle scienze, nei nostri principati perfezionate e promosse, siam noi moderne nazioni; in ogni arte dottissime, fuorchè nel libero, sublime e necessario esercizio dei diritti i più sacri dell’uomo. Ma delle antiche e vere lettere, non distorte dal loro caldo ed unico fine, di render gli uomini sotto ogni aspetto migliori, erano il nobil frutto le antiche, libere, ed illustri al par che possenti e fortunate nazioni.

Sri Tripura Rahasya è una Sacra Scrittura dell’India giunta sino a noi attraverso una lunga tradizione di saggi che, avendo sperimentato l’effetto di questa Rivelazione Divina nella loro vita, l’hanno insegnata ai discepoli.

Si tratta di un’opera fondamentale, una delle poche di cui si possa affermare che è sufficiente leggerla e contemplarne gli insegnamenti per realizzare la Realtà Ultima. Il suo grande merito è quello di esporre la Suprema Conoscenza in modo chiaro, sistematico e attraente, rendendo accessibile l’Inaccessibile a chiunque abbia una mente chiara e non ottenebrata da troppe passioni.

Coloro che provano dentro di sé il bruciante desiderio di scoprire il senso della loro esistenza trarranno grande giovamento dalla lettura di queste fondamentali e preziose Scritture. Per un vero cercatore, infatti, esse rappresentano un raro gioiello che porta con sé il dono della rivelazione, secondo la quale è possibile risvegliarsi dall’incubo della sofferenza, del conflitto e della disperazione per scoprire la propria vera natura, che è Libertà, pace e Beatitudine. Possa ognuno fare suo tale insegnamento, realizzandolo direttamente in questa stessa esistenza.

“Qui giace la differenza tra un saggio e un uomo ignorante. Il primo ha una conoscenza accurata e una visione infallibilmente chiara, mentre l’ignorante ha dei concetti confusi e il suo giudizio è velato. La Conoscenza della Verità non abbandona mai un saggio, anche se è immerso nell’attività. Tutte le sue attività sono come riflessi in uno specchio, poiché, avendo realizzato il Sé, l’ignoranza non può più toccarlo, allo stesso modo in cui i riflessi in uno specchio non mutano e non ne toccano la natura.”

Il tallone di ferro (The Iron Heel) è un romanzo fantapolitico di Jack London del 1908. Tra i primi esempi di romanzi antitotalitari del Novecento che affronta il tema delle distopie.

Considerato tra i primi esempi di “distopie moderne”, tratta dell’ascesa di un’oligarchia dittatoriale negli Stati Uniti. In questo romanzo viene presentata nella maniera più esplicita la visione socialista dell’autore, dove lo scontro che si concretizza è tra il sottoproletariato urbano e la borghesia, detentrice dei mezzi di produzione, della morale dominante e della conoscenza.

La fattoria degli animali (Animal Farm) è una novella allegorica di George Orwell pubblicata per la prima volta il 17 agosto 1945. Secondo Orwell, il libro riflette sugli eventi che portarono alla Rivoluzione russa e successivamente all’era staliniana dell’Unione sovietica. L’autore, un socialista democratico, fu critico nei confronti di Stalin e ostile allo stalinismo, atteggiamento che fu criticamente modellato sulla base delle sue esperienze durante la Guerra civile spagnola. Orwell comprese, contrariamente a quanto molti intellettuali dell’epoca professavano, che l’Unione sovietica fosse divenuta una dittatura brutale, edificata sul culto della personalità e retta da un regno del terrore. In una lettera a Yvonne Davet, l’autore descrisse La fattoria degli animali come una narrazione satirica contro Stalin («un conte satirique contre Staline»); inoltre, nel suo saggio Perché scrivo (1946), scrisse che La fattoria degli animali fu il primo libro in cui lui tentò, con piena consapevolezza di quanto stava facendo, «di fondere scopo politico e scopo artistico in un tutt’uno».


Le antiche scritture indicano sovente abissi immensi di saggezza umana. L’insegnamento che d’ora in poi deve penetrare in tutta l’umanità, partendo dalle sorgenti delle scuole segrete, dai misteri, farà brillare in tutta la sua luce e grandiosità l’antichissima sapienza della quale ora non vediamo che un barlume.

Rudolf Joseph Lorenz Steiner (Kraljevic, 27 febbraio 1861 – Dornach, 30 marzo 1925) è stato un esoterista e teosofo austriaco.

È stato il fondatore dell’antroposofia, dottrina di derivazione teosofica che concepisce la realtà universale come una manifestazione spirituale in continua evoluzione, che può essere osservata e compresa mediante l'”osservazione animica” (una sorta di chiaroveggenza), e studiata, nella sua unità col mondo fisico, mediante la cosiddetta “scienza dello spirito” o antroposofia, che egli riteneva essere un vero e proprio approccio scientifico alla conoscenza della verità.

Steiner ha espresso opinioni in vari campi, quali filosofia, sociologia, antropologia, economia e musicologia basandosi sulla sua “scienza dello spirito”. Oggi è noto prevalentemente per la pedagogia Waldorf, per una medicina alternativa (la medicina antroposofica), e per l’agricoltura biodinamica.

Steiner affermava di non rinnegare il metodo scientifico, che però riteneva infecondo perché materialista e di proporne una versione “più completa” (includente il mondo spirituale). Le sue teorie, tuttavia, muovendosi dichiaratamente al di là della scienza, sono considerate pseudoscientifiche.

De gli eroici furori è un’opera filosofica di Giordano Bruno pubblicata a Londra nel 1585, l’ultima in lingua italiana, con la quale l’autore chiude il ciclo dei dialoghi cosiddetti londinesi, o anche italiani. Scritto in forma dialogica il testo è suddiviso in due parti di cinque dialoghi ciascuna. L’opera appartiene a un genere letterario misto: Bruno presenta infatti un trattato filosofico con largo uso della poesia applicata e di emblemi. Nell’opera, inquadrabile nell’ambito della filosofia contemplativa, Bruno espone la propria visione del rapporto fra uomo e conoscenza. In un universo infinito, animato da un divino onnipresente ma irraggiungibile, l’uomo, che ha come fine più alto la conoscenza della verità e la conseguente azione adeguata, è mosso da una forza che sempre lo sospinge avanti, assimilandolo a un eroe che con passione e a volte con impeto asseconda razionalmente il suo amore infinito.

Il mattino dei maghi (Le Matin des magiciens) è un saggio pubblicato nel 1960 da Louis Pauwels e Jacques Bergier, entrambi appassionati di occultismo. È considerato il testo che ha dato inizio al filone del cosiddetto realismo fantastico.
Scopo del loro libro, come dichiarato da Pauwels nell’introduzione, è quello di suscitare nel lettore il dubbio su ciò che lo circonda: una differente visione del mondo può giungere mettendo in relazione fatti diversi in maniera inconsueta, o avanzando ipotesi che siano, per quanto improbabili, fuori dall’ordinarietà. Spesso nell’opera sono citate testimonianze di altri autori o riportate parti di racconti, come l’introduzione di The White People del visionario scrittore gallese Arthur Machen.
Il libro è diviso in tre sezioni. Nella prima vengono trattati temi quali le civiltà scomparse (ad esempio gli abitanti della leggendaria isola di Atlantide) e le società segrete come i Rosacroce; la seconda parte è interamente dedicata al Nazismo mistico visto come chiave di lettura dell’intero fenomeno hitleriano; l’ultima è riferita alle potenzialità dell’Uomo come essere vivente, da un’analisi di quelle che sono state alcune grandi menti del passato a ciò che potrebbe essere il suo futuro.
Il libro diede scandalo “in quanto poneva sullo stesso piano scienza e ciò che spesso non siamo disposti a ritenere tale, vale a dire la magia, l’occultismo, le tradizioni esoteriche ed iniziatiche”, nell’affrontare l’evoluzione dell’arte dalla tradizione europea alla modernità.

Autore/i: D’Amato Gennaro

Parte Prima
Unità di Principio Scientifico-religioso

  • Introduzione
  • Cifrario progenitore dei numeri e delle lettere
  • Il medesimo Cifrario progenitore di tutti gli Alfabeti
  • Evoluzione delle linee rette in linee curve – Caratteri Corsivi
  • Osservazioni sui Caratteri Pittografici
  • Simbolismo – Gli antichissimi segni dello Zodiaco sono forme di numeri e lettere
  • Linguaggio delle linee geometriche – Antiche Teorie
  • Errori sull’origine della Mitologia
  • Il Simbolo Religioso della Croce nella Preistoria
  • Evoluzione delle Linee del Cifrario fondamentale
  • La visione del Costume, della Statuaria, della Costruzione Architettonica e degli usi funerarii
  • Scienza Preistorica – Simboli Zoologici
  • Il Cifrario comparato alla forma del Sacrum
  • Il Simbolo dell’Arca – Usi primitivi dettati dal sentimento religioso
  • Antica conoscenza della sfericità e mobilità della Terra
  • Simbolismo numerico delle Cronologie Antiche
  • La Leggenda del Diluvio Universale
  • Segni dello Zodiaco e Pittografiche preistoriche provenienti dal Cifrario
  • Tatuaggi e lettere – Principio fondamentale

Parte Seconda
Meccanismo nelle arti e nel linguaggio

  • Il Cifrario visto nell’Arbor Vitæ
  • Il Cifrario nella figura umana – Genesi dell’Arte – Erronea teoria De Rougè sull’origine delle lettere. Geroglifici composti sullo stesso Cifrario progenitore delle lettere
  • Relazione fra le linee oggettive del Lingam e quelle del Cifrario
  • Relazione fra il segno grafico letterale e i suoni della favella
  • Le nomenclature seguono la visione del Cifrario e lo dipingono
  • Il Cifrario ispiratore del linguaggio – Nominativi – Numerale
  • Il Linguaggio è studio e creazione umana
  • Il Principio di tutto le cose
  • Le idee di Luce – Colore – Numerale
  • Spirito dei nomi geografici

Riepilogo – Conclusione

Questo libro illustra e descrive la vita e le tradizioni della media montagna, mettendo in primo piano l’”uomo” che ha saputo creare vigne, campi e prati, tanti piccoli fazzoletti di terra sorretti da imponenti muraglie di sassi.
Il fotografo biellese Gianfranco Bini ritrae la vita agropastorale alpina, volti e paesaggi delle Alpi abitate dai nomadi delle greggi, dai pastori degli alpeggi.

Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz o Le nozze alchemiche di Christian Rosenkreutz (Chymische Hochzeit Christiani Rosencreutz anno 1459) è un testo pubblicato a Strasburgo nel 1616, di autore anonimo ma la cui paternità viene attribuita a Johann Valentinus Andreae. Si tratta del terzo dei “manifesti” resi pubblici dalla misteriosa Confraternita dei Rosacroce.

Lo scritto si presenta come un romanzo allegorico suddiviso in Sette Giornate, o Sette Percorsi, come il racconto del Libro della Genesi, e narra del modo in cui Christian Rosenkreuz venne invitato a recarsi in un favoloso castello pieno di cose portentose per assistere alle “Nozze chimiche” del re e della regina, vale a dire dello sposo e della sposa.

Il manifesto nel corso del tempo è stato fonte di ispirazione per poeti, alchimisti (per i quali il “Matrimonio Sacro” simboleggiava il loro obiettivo ultimo) e sognatori grazie alla sua forza di rituale di iniziazione con il susseguirsi di prove, purificazioni, morte, resurrezione e ascensione e al simbolismo che contiene, evidente sin dall’incipit in cui Rosenkreutz viene invitato ad assistere alle nozze.

Nell’invito a nozze viene inclusa anche la Monade geroglifica inventata dal matematico John Dee.